È Sandro Veronesi con Settembre nero (La nave di Teseo) il vincitore della XV edizione del Premio Lattes Grinzane, annunciato durante la consueta cerimonia affollata di studentesse e studenti al Teatro Sociale G. Busca di Alba. «L'unico modo per ritrovare il futuro è accettare l'inaccettabile, io scrivo solo di quello – aveva spiegato in mattinata Veronesi ai liceali che fanno parte della giuria del premio -. In esergo a tutti i miei romanzi metto sempre una frase di Beckett che dice “non posso continuare, continueròâ€. La storia può finire come vuole, ma il senso è sempre quello. Accettare non vuol dire subire. Pensiamo a Fenoglio per esempio, durante il fascismo molta gente non accettava quel che stava succedendo, faceva finta che non ci fosse, o la subiva. Fenoglio invece l'accetta, e proprio perché l'accetta va in collina a combattere».
Gli altri finalisti erano Mathieu Belezi con Attaccare la terra e il sole (Gramma Feltrinelli, traduzione di Maria Baiocchi), Jenny Erpenbeck con Kairos (Sellerio, traduzione di Ada Vigliani), Paul Lynch con Il canto del profeta (66thand2nd, traduzione di Riccardo Duranti), Alia Trabucco Zerán con Pulita (Sur, traduzione di Gina Maneri). Per la sua opera, l'autrice etiope Maaza Mengiste ha invece ricevuto premio speciale Lattes Grinzane,
Nato 15 anni fa e dedicato a Mario Lattes, pittore, scrittore, editore, dalla vedova Caterina Bottari Lattes, il riconoscimento viene deciso dagli studenti delle scuole superiori (400 in questa edizione) tra una cinquina di autori internazionali e italiani selezionati da una giuria tecnica composta da critici letterari, scrittori e giornalisti (quest'anno Loredana Lipperini, che ne era la presidentessa, Marco Balzano, Valter Boggione, Anna Dolfi, Giuseppe Langella, Alessandro Mari, Luca Mastrantonio e Francesca Sforza). Cinquemila studenti in quindici anni: sono loro i veri protagonisti del premio e prima della cerimonia di premiazione vengono invitati a fare domande agli autori nella grande sala convegni del castello di Grinzane Cavour. «Nei libri ci troviamo, sui social media rischiamo di perderci», ha detto uno di loro, durante la cerimonia.
«Spero che con il mio romanzo si diventi più consapevoli delle tattiche di manipolazione che ci possono essere in una relazione – ha detto Jenny Erpenbeck alle ragazze ai ragazzi che le avevano chiesto chi è la vera vittima del suo romanzo, storia di un amore tossico tra una studentessa e uno scrittore cinquantenne negli anni della dissoluzione della Ddr -. Sono consapevole che uno non può trasferire la propria esperienza agli altri ma vi invito ad osservare quali sono le dinamiche di potere in una relazione. Credo sia Hans che stia abusando Caterina, non lo fa in maniera palese, ma lentamente, e quindi non è facile capire qual è il momento di dire no, quando dire no quando l'abuso è in slow motion?»
«Scrivere per me non è un processo razionale – ha detto Paul Lynch a uno studente che gli aveva chiesto perché avesse deciso di descrivere nel Canto del profeta l'ascesa di un totalitarismo: scritto nel 2018-2019 il libro è stato profetico -. Scrivere è qualcosa che viene da un'altra parte del mio cervello, le cose migliori che ho scritto sono venute da quella che definisco la “porta sul'oscurità â€, l'inconscio. Bisogna lasciare quella porta aperta, lasciare che vi porti e vi conduca parlandovi. Ma posso dire cosa pensavo quando ho avuto l'idea del libro. Mi ero rimesso a leggere un bellissimo testo di Hermann Hesse, Il lupo della steppa, che avevo letto quando avevo vent'anni. C'è una pagina in cui Harry Haller guarda alla Germania del 1927 e ne vede la completa frammentazione della politica, vede nei media l'incitazione all'odio, l'antisemitismo, vede la xenofobia ovunque nelle strade… Haller dice: “la prossima guerra è inevitabile, è quiâ€. Allora, negli anni '90, pensavamo di essere arrivati a un equilibrio, pensavamo che il ritorno del fascismo fosse impossibile e mi dissi: “chissà se fossi esistito a quel tempo…†Nel 2018, quando ho riletto quella pagina mi è venuto un brivido nella schiena, ho detto, ci siamo! Questo è il potere della grande letteratura, non si è mai lo stesso lettore due volte, quando si torna sulla stessa pagina, ma la letteratura può essere un specchio sul mondo, può farci vedere delle cose, farci comprendere delle cose di noi. Ho capito in quel momento che stavamo entrando in un'altra epoca, in un altro crescendo».
