“Un gioco senza fine” di Richard Powers: una partita a scacchi con l’oceano e l’Intelligenza Artificiale 

“Un gioco senza fine” di Richard Powers: una partita a scacchi con l’oceano e l’Intelligenza Artificiale 

Richard Powers è uno scrittore totale, contemporaneo più che mai, e il suo corpus di romanzi, da più di un decennio, non solo restituisce un'immagine concreta delle sfide che riguardano l'umanità, ma dimostra anche la caratura di un narratore abilissimo nel plasmare opere-mondo. 

Dopo Il sussurro del mondo (2019), il libro che gli è valso il premio Pulitzer, Smarrimento (2021) e alcune riedizioni, tra cui Operazione anime erranti e Sporco denaro arriva,  per La Nave di Teseo, tradotto da Licia Vighi, Un gioco senza fine (Playground in inglese), già candidato l'anno scorso nella longlist del Booker Prize.

Il tema del gioco si ripete più volte all'interno del romanzo, un'opera stratificata che racconta di quattro personaggi tutti collegati tra loro, le cui vite in un modo o nell'altro hanno a che fare con l'oceano, e in particolare con le acque del Pacifico che circondano la piccola isola della Polinesia francese, Makatea, l'Oublié, “l'isola dimenticataâ€. 

Copertina del romanzo di Richard Powers "Playground"

Il romanzo si apre come un poema epico delle civiltà autoctone del Pacifico, con il racconto di una creazione del mondo in cui l'arte è al pari della natura. Lo sa bene Ina Aroita: per lei tutto è arte. Riesce a trasformare una minaccia in bellezza, come il pezzo di plastica ingerito da un albatros. È come un presagio di quello che sta per accadere: un progetto di costruzione di città galleggianti che rischia di rovinare l'ecosistema naturale di Makatea e le vite dei suoi abitanti.

Dall'altra parte del mondo, una bambina a Montreal, Evie, si immerge in una piscina sotto gli occhi del padre, l'inventore dei primi autorespiratori artificiali. La bambina diventerà una sub professionista e scriverà il libro Chiaro, questo è oceano per smontare il mito dell'eccezionalismo umano, la convinzione che l'essere umano sia l'unica specie intelligente sulla faccia della Terra. Evie, nel corso della sua vita, mostrerà invece quante creature intelligenti abitino le profondità dei mari, così simili agli esseri umani e accomunate a noi dal gioco come forma del vivere. È attraverso questo, infatti, che l'intelligenza si sviluppa e le specie progrediscono. 

Più avanti ritroviamo Evie, ormai novantenne, ancora immersa sott'acqua, a Makatea, ad osservare i comportamenti di una manta che gioca con le bolle d'aria. Evie ama tutto il creato, persino gli esseri umani, in particolare riconosce nella coscienza umana un miracolo, perché senza di essa, la passione per l'oceano sarebbe solo uno dei miliardi di impulsi senza nome.

Copertina del romanzo premio Pulizer "Il sussurro del mondo" di Richard Powers

Tuttavia, il gioco principale è la partita a scacchi (reale e metaforica) tra Rafi Young e Todd Keane, due amici, un nero e un bianco, due prodigi dell'intelligenza umana che sfidano se stessi, uno contro l'altro per le sorti dell'umanità. A partire dal punto di vista di Todd dal futuro, ormai rassegnato e debilitato dalla malattia, si dipana una lunga storia a ritroso che parla di ambizioni troppi grandi, del ruolo che vogliamo dare all'IA nell'ambito nelle nostre vite, del significato della coscienza umana e del rapporto tra uomo e natura. 

La parabola di Todd Keane, fondatore della piattaforma social “Playgroundâ€, è quella di chi cede alle tentazioni dell'Intelligenza Artificiale, lasciando agli algoritmi il potere di influenzare le vite umane. Dall'altra parte la formazione letteraria di Rafi lo conduce alla ricerca di una filosofia di vita volta all'empatia e alla compassione, non solo verso gli esseri umani, ma anche verso tutte le creature senzienti e non senzienti presenti in natura.

Il senso ultimo del romanzo è perfettamente raccontato attraverso scene e dialoghi particolarmente significativi: il referendum degli abitanti di Makatea, l'utilizzo dell'IA per deliberare e, infine, l'incontro finale tra Rafi e Todd, un epilogo raccontato in modo epico, che sembra simboleggiare il trionfo dell'oceano, un motore incessante, e insieme il fallimento dell'illusione umana di poter avere controllo sulla vita.

Ancora una volta ritorna il tema del gioco: nell'ultima parte del suo racconto Todd si rivolge alla sua creazione “Playground†con un “tu†che sembra interpellare improvvisamente anche il lettore. Powers gioca con gli strumenti della letteratura, così come Todd gioca con la sua creatura algoritmica. Le domande poste al lettore sono tra le più cruciali della contemporaneità: noi esseri umani siamo fatti per competere, per esprimere opinioni, per inseguire il prestigio e i soldi, per guadagnare like e follower sui nostri account? O forse siamo fatti solo per giocare?

Copertina di "Smarrimento", romanzo di Richard Powers

E ancora, l'IA sarà un caos o una grande raggiungimento dell'umanità? Quanta importanza vogliamo dare al bene e al male? Quanti oceani sono stati riscaldati per lo sviluppo di algoritmi sempre più complessi? Algoritmi che continuano a evolversi, valutando e assimilando il gioco degli esseri umani. Quale futuro si prospetta? La sfida prossima dell'umanità in quest'ottica, lo sa bene Todd Keane, non sarà altro che il tentativo di contenere l'avanzamento inarrestabile di tutte le nuove forme possibili di Intelligenza Artificiale.

Un gioco senza fine di Richard Powers è in conclusione un'opera magistrale che inserisce il tema già complesso dell'IA in un discorso più ampio che riguarda le sorti dell'umanità. Con una passione generosa verso l'ignoto, l'osservazione scientifica delle profondità dell'oceano si arricchisce di una altrettanto generosa fiducia nel potere delle storie di suscitare l'empatia. Quest'ultima è necessaria per mostrare i lati peggiori di un'umanità smarrita nell'inseguimento affannato della felicità. Eppure l'infelicità non è sempre qualcosa di negativo. Lo afferma lo stesso Rafi da ragazzo in un tema scolastico: senza la tristezza una persona non potrebbe essere gentile, senza la tristezza non si imparerebbe nulla dalla storia.

  

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