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Perché per l’Unione Europea la sfida sui semiconduttori è una corsa in salita
Negli ultimi anni, i mutati equilibri geopolitici e le crisi globali hanno messo in evidenza la vulnerabilità dell’Unione Europea in diversi settori strategici, tra cui la produzione di semiconduttori, componenti fondamentali per l’industria moderna. Questi microchip, essenziali per un’ampia gamma di dispositivi tecnologici, si trovano al centro di una complessa catena di approvvigionamento globale, suscettibile a shock come guerre commerciali o pandemie.
Mentre potenze economiche come Stati Uniti e Cina hanno intensificato gli investimenti per consolidare catene produttive locali, l’Unione Europea si trova in una posizione di svantaggio. Nonostante i suoi progressi nella ricerca e nell’innovazione tecnologica riguardo agli strumenti per la lavorazione dei semiconduttori, l’UE detiene solo il 10% del mercato globale dei chip. Questi semiconduttori europei sono principalmente dedicati al settore automobilistico, con aziende leader come Infineon, NXP Semiconductors e STMicroelectronics.
La crisi dei semiconduttori, esplosa nel 2020 a causa della pandemia, ha spinto l’Unione Europea a rispondere con l’European Chips Act, entrato in vigore a settembre 2023. Questo atto legislativo mira a raddoppiare entro il 2030 la quota di mercato europea, sbloccando investimenti per oltre 43 miliardi di euro e cercando di anticipare e rispondere rapidamente a future crisi internazionali.
Nel quadro di questo ambizioso progetto, la Commissione Europea ha approvato finanziamenti per iniziative a lungo termine, tra cui la costruzione di nuovi stabilimenti di produzione in Italia e Austria. Dresda è destinata a diventare un nuovo fulcro per l’industria dei semiconduttori, con progetti come il finanziamento di 920 milioni di euro a Infineon per un nuovo impianto di assemblaggio e un investimento di 5 miliardi di euro da parte di European Semiconductor Manufacturing Company (Esmc), controllata dalla taiwanese TSMC.
Tuttavia, queste iniziative devono affrontare ostacoli significativi. Il settore automotive europeo, un pilastro per l’industria dei semiconduttori, è in crisi a causa delle difficoltà nella transizione verso veicoli elettrici e del crescente predominio del mercato cinese. Questa situazione ha gravemente colpito aziende come STMicroelectronics, che ha recentemente ridotto il personale nello stabilimento di Catania.
A complicare ulteriormente il quadro, si prospetta una nuova minaccia di guerra commerciale con gli Stati Uniti, con la possibile imposizione di dazi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, infliggendo ulteriori incertezze alle imprese europee operanti in quei paesi.
Alla luce di queste sfide, l’Unione Europea sta cercando di rilanciare la sua strategia attraverso nuovi accordi internazionali, tra cui un progetto di libero scambio con l’India, e la creazione della European Chips Alliance. Quest’alleanza punta a sviluppare un "Chips Act 2.0" per rivitalizzare il settore.
L’auspicio è che queste misure possano mitigare la crisi attuale e aprire nuove opportunità nell’ambito dei semiconduttori, ma il percorso rimane arduo e incerto. La sostenibilità dell’intero progetto dipenderà dalla capacità dell’industria europea di adattarsi e innovarsi rapidamente in un contesto globale in continua evoluzione.
Fonte originale: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/27/perche-per-lunione-europea-la-sfida-sui-semiconduttori-e-una-corsa-in-salita/7923417/
